Con l’invasione perpetrata dalla Russia ai danni dell’Ucraina, si sono accessi i riflettori, per l’Europa, sul tema della sicurezza energetica, un fattore che ha destato non poche preoccupazione per ciò che concerne gli investitori. Secondo l’economista Robert Lind, i cambiamenti sul fronte della domanda di energia potrebbero portare ad una flessione economica molto più contenuta di quanto temuto.
Allo scoppio del conflitto, tantissimi analisti e il Fondo Monetario Internazionale, avevano stimato che la perdita di energia russa si sarebbe potuta tradurre in una riduzione del PIL nell’Eurozona di circa il 3% , cosa che invece non è avvenuta. Infatti l’Europa ha sostituito con successo il petrolio e il gas russi
con altre fonti energetiche riducendo la
necessità di ricorrere a tagli significativi alla produzione. L’industria
pesante in particolare è riuscita a trovare nuove fonti
energetiche, il che dovrebbe tradursi in un minore impatto
sul PIL.
Una recessione più contenuta potrebbe significare un aumento nel valore nelle azioni europee, le cui valutazioni a sconto sono
significative rispetto agli Stati Uniti.



