Banche Centrali

 Le stime sull’inflazione dell’area euro, ci dicono, che i prezzi si sono attestati a +8.5% a gennaio, quindi in riduzione rispetto al +9.2% di fine 2022. Andando ad osservare più da vicino l’inflazione, si nota che quest’ultima ha rallentato essenzialmente per la frenata dei prezzi dell’energia che hanno segnato un tasso del +17.2% rispetto al 25.5% di dicembre. Il dato core, quindi con esclusione di cibo, alcool, tabacco ed energia, è rimasto invariato in area +5.2%. La BCE con questi dati ha deciso di rialzare di 50 bps il tasso sui depositi portandolo al 2.50%, affermando anche di effettuare un ulteriore rialzo di 50 bps in occasione del prossimo meeting a marzo.

La FED ha optato per un rialzo di 25 bps, portando il costo del denaro in un intervallo compreso tra il 4.50 e il 4.75%. La decisione di effettuare l’ottavo rialzo consecutivo è stata giustificata dal fatto che ,l’inflazione, seppur rallentando, resta ancora elevata rendendo per tanto necessari ulteriori rialzi. Il FOMC ha ribadito, che saranno appropriati nuovi rialzi ad un ritmo più basso rispetto a quelli dei mesi scorsi, e di entità che dipenderà dagli sviluppi economici e finanziari.

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