I dati macroeconomici, leading e lagging

Spesso gli investitori si imbattono in programmi televisivi, in siti internet di vario genere, o si sintonizzano sui vari telegiornali, dove si fa riferimento a fattori come l’inflazione il PIL , il livello di occupazione ecc.

Essenzialmente si tratta di dati macroeconomici, che servono per studiare la temperatura, ovvero, l’andamento economico di un paese o di una area e che vengono rilasciati con cadenza settimanale, mensile o trimestrale, dalle varie agenzie statistiche, ad esempio l’Eurostat per ciò che concerne l’Europa.

Quali sono i principali dati macroeconomici?

Per poter descrivere quali sono i principali dati macroeconomici, partiamo prima dalla distinzione fra dati leading e dati lagging, ove i primi sono quelli che anticipano i successivi sviluppi economici, mentre i secondi sono quelli che fotografano una situazione pregressa.

E’ bene ricordare anche che, i dati leading risentono di due fattori, ossia, il sentiment e le aspettative dei consumatori e delle impese, proprio perché vengono elaborati tramite interviste e sondaggi. I dati lagging invece sono elaborati mediante misurazioni matematiche.

Fatta questa distinzione, passiamo alla descrizione del primo e forse più importante fattore macroeconomico, che fa parte dei dati lagging, ossia il PIL o prodotto interno lordo (in inglese GDP, gross domestic product).

Il PIL misura il valore di tutti i beni e servizi prodotti da un determinato sistema economico in un determinato lasso di tempo. Viene calcolato tramite una misurazione matematica che tiene conto della domanda ed è definita “metodo della spesa“. La formula utilizzata è:

          PIL = C + I + G + (ES – IM)

dove:

C => sono i consumi, ovvero la quantità di beni e servizi che vengono acquistati dai consumatori.

I => sono gli investimenti, intesi come la spesa di famiglie e imprese in immobili e beni strumentali come attrezzature e impianti utili a svolgere alcune attività.

G => sono i beni e servizi acquistati dallo Stato o enti pubblici, che vanno a costituire la spesa pubblica.

ES => sono le esportazioni.

IM => sono le importazioni.

Praticamente il PIL partendo dalla capacità di spesa di famiglie, imprese e dello Stato stesso, descrive in maniera molto accurata la capacità di un dato Paese di produrre ricchezza.

L’IPC ossia, indice dei prezzi al consumo (in inglese CPI consumer price index), misura la variazione media registrata nel corso di un determinato periodo di tempo dei prezzi che vengono pagati dai consumatori per un paniere di beni e servizi, misurando quindi il tasso di inflazione al consumo.

Se qualcuno segue un qualsiasi calendario economico si sarà reso conto di quanto è considerato importante il CPI statunitense ossia il consumer price index statunitense, infatti un decremento o incremento è direttamente proporzionato al livello di inflazione che ovviamente ha un fortissima incidenza sul portafoglio dei consumatori.

A questo punto, se al CPI togliamo (e quindi dal paniere di beni) la variazioni dei prezzi delle componenti più volatili come generi alimentari ed energia, si ottiene il CORE CPI cioè l’indice dei prezzi al consumo core.

Perché è così importante il CPI?

Il consumer price index assume enorme rilevanza perché va ad impattare sulla ricchezza prodotta da un Paese, cioè sul PIL, infatti il valore di beni e servizi prodotti viene calcolato tenendo in considerazione “l’anno base” cioè considerando i prezzi di un determinato anno, ottenendo in questo modo il valore reale.

PIL REALE = PIL NOMINALE – TASSO DI INFLAZIONE

Oltre a tenere in considerazione l’indice dei prezzi al consumo, bisogna tener presente che esiste anche l‘indice dei prezzi alla produzione.

Che cos’è l’indice dei prezzi alla produzione ?

Prima abbiamo spiegato che l’indice dei prezzi al consumo, misura l’inflazione dal lato dei consumatori. Per quanto riguarda l’indice dei prezzi alla produzione, esso misura l’inflazione dal lato dei venditori. l’IPP o PPI (producer price index) è fortemente correlato con il CPI, questo perché se il costo per produrre aumenta, banalmente il produttore cercherà di scaricare questo aumento sul costo del prodotto e quindi sui consumatori finali.

Cosa possiamo dedurre da quanto appena detto ?

Da quanto appena detto possiamo dedurre che il PPI è un leading indicator (come abbiamo spiegato sopra, i leading indicator sono quelli che anticipano un successivo sviluppo economico, e risentono delle aspettative di consumatori e imprese) per il CPI.

Ovviamente proprio come per il CPI se al PPI togliamo le componenti più volatili otteniamo il CORE PPI.

Procedendo con la nostra dissertazione arriviamo finalmente a parlare di mercato del lavoro e quindi di un indicatore molto importante ossia il tasso di disoccupazione.

Il tasso di disoccupazione (in inglese unemployment rate) misura il rapporto tra il numero di disoccupati e la forza lavoro totale, in formula :

      TASSO DI DISOCCUPAZIONE (%) =DISOCCUPATI / FORZA LAVORO

ove per forza lavoro si considera la somma di tutti gli individui occupati e di quelli in cerca di occupazione.

Questo indicatore influendo in maniera significativa sul PIL viene monitorato molto attentamente da banche centrali e governi.

Per ciò che concerne la produzione industriale, tale dato misura, su base mensile e/o annuale, la variazione del volume della produzione che si è registrato nel settore dell’industriale in una certa area economica. Per rilevare tale dato ci si basa su una serie di imprese che forniscono informazioni riguardati prodotti che appartengono ad un determinato paniere di riferimento.

Le vendite al dettaglio misurano la variazione mensile e/o annualizzata di tutti i beni venduti al dettaglio, quindi grande e piccola distribuzione.

Nello specifico i dati fanno riferimento ai beni alimentari, beni durevoli e ai beni non durevoli. Un bene è considerato durevole, quando può essere utilizzato più volte nel tempo e quindi è soggetto ad un lento deterioramento, pensiamo agli elettrodomestici o a un automobile.

Un bene è considerato non durevole, invece, se si deteriora più velocemente.

Per ciò che concerne il mercato immobiliare, bisogna tener presente che è in grado di trainare il PIL, ed in questo caso i due dati macroeconomici che si osservano sono i prezzi delle case e le vendite di nuove abitazioni.

Per quanto riguarda i dati maroeconomici leading, si deve tenere in considerazione l’ISM manifatturiero, ISM non manifatturiero e la Fiducia dei consumatori.

Che cos’é l’ISM manifatturiero ?

L’ ISM manifatturiero è quel dato che fornisce un output sulle condizioni economiche del settore manifatturiero, e viene ottenuto attraverso un sondaggio condotto mensilmente sui responsabili degli acquisti di 400 aziende.

Come è strutturato questo sondaggio?

Per prima cosa bisogna ricordare che, a questo sondaggio rispondono quelle figure professionali, come i responsabili agli acquisti, che hanno il compito di coordinare acquisti e approvvigionamenti di beni e servizi nelle aziende. All’atto pratico devono rispondente a dieci quesiti che riguardano la situazione aziendale, andando ad indicare se vi è stato un miglioramento/peggioramento o se la situazione è rimasta invariata rispetto al dato precedente. Nel sondaggio son tenute in considerazione tutta una serie di variabili come i nuovi ordini, la produzione, l’occupazione, i tempi di consegna dei fornitori, scorte, i prezzi e così via..

Che cos’è l’ISM non manifatturiero ?

L’ISM non manifatturiero fornisce l’output riferito al settore dei servizi, e proprio come l’ISM manifatturiero viene condotto attraverso sondaggi rivolti a centinaia di direttori degli acquisti che operano nei servizi.

La fiducia dei consumatori è il dato che riguarda il c.d. sentiment ed è costruito attraverso dei sondaggi rivolti ai consumatori, ai quali vengono chieste informazioni riguardanti la situazione economica attuale e futura.

E’ bene tener presente, che in questo caso, i sondaggi offrono due tipologie di contributi:

  • un contriuto “coincident” perché costituito da domande relative alle condizione economiche al momento dell’intervista;
  • un contributo “leading” che riguarda invece domande inerenti le aspettative sulle condizioni economiche, sul mercato del lavoro e sul reddito personale nei mesi successivi.

Una volta effettuati questo sondaggi, tutte le risposte vengono raccolte in modo da poter così costruire l’indice di fiducia dei consumatori.

Fonte: Investire in obbligazioni for dummies. Matteo Farci

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