
La conclusione del 2023 ha posto in evidenza una certa resilienza dell’economia globale, che sembrerebbe proseguire anche nel 2024. Si stima infatti che l’anno appena trascorso è stato caratterizzato da una crescita globale pari al 3%, nonostante le crisi che si sono susseguite a partire dia conflitti in corso tra Russia e Ucraina o a quello in Medio Oriente, a cui bisogna aggiungere le difficoltà nella ripresa economica cinese e i fallimenti delle banche regionale negli Usa.
Sul fronte inflazione, grazie alla sua discesa, sembra proprio che i cicli di rialzi dei tassi ad opera delle Banche Centrali, siano terminati, ed infatti, ora l’attenzione del mercato si è spostata sulle tempistiche e la velocità con cui verranno operati tagli nel corso del 2024.
La fine del 2023 è stata scandita quindi dal rialzo dei mercati e di molte asset class, ad esempio l’indice S&P500 ha realizzato un rendimento pari al 26%, l’MSCI All Country World il 23%, mentre il NASDAQ 100 ha chiuso con una performance del 55% (spinto dalla forte crescita nel comparto dell’ AI).
Per ciò che concerne la crescita cinese, l’incertezza sulla ripresa economica ha avuto riflesso sul mercato azionario mantenendolo in territorio negativo per il terzo anno consecutivo, infatti L’MSCI China nel 2023 ha perso un ulteriore 11%.
Dando uno sguardo al 2024, bisognerà tenere sotto d’occhio le elezioni nazionali previste in molti paesi nel mondo, tra cui USA, Regno Unito, India senza considerare le elezioni appena a Taiwan, che hanno visto il trionfo dell’indipendentista Lai.
Alcune di queste elezioni vengono seguite con particolare interesse dagli analisti, dato che possono rappresentare dei possibili rischi per gli investimenti, senza ovviamente distogliere lo sguardo dalle Banche Centrali. Infatti come abbiamo osservato in precedenza, i movimenti del mercato saranno scanditi dal dibattito sulla rapidità e sull’entità de taglio dei tassi di interesse.
C’è da osservare , che ad oggi il mercato sta scontando un taglio dei tassi, da parte di Fed e BCE, per un totale pari all’ 1,5%.
Queste previsioni tuttavia rivelarsi troppo ottimistiche, infatti l’allentamento delle politiche monetarie potrebbe essere ritardato e con tagli effettuati in misura minore, proprio a causa della maggior parte delle economie che si stanno dimostrando molto robuste.
Immagine di pikisuperstar su Freepik
