
“Il massimo che i titolari a livello aggregato possono guadagnare dalla data odierna fino al Giorno del Giudizio è ciò che i loro business guadagnano complessivamente” Warren Buffet.
E ancora…
“Con il tempo, gli utili aggregati ottenuti dagli… azionisti devono necessariamente corrispondere agli utili di business generati dall’azienda”.
John C. Boogle, fondatore di Vanguard Group cerca di spiegare agli investitori, con una serie di aneddoti, perché nel lungo periodo i rendimenti azionari tendono agli utili generati dalle aziende, e che per brevi periodo c’è uno scostamento tra il mercato e l’economia reale che è causato dall’emotività e dalla speculazione.
Osservando la storia si può notare il collegamento esistente tra i rendimenti cumulativi a lungo periodo dal business, ossia il rendimento annuo dei dividendi più il tasso annuo di crescita degli utili, e i rendimenti cumulativi ottenuti dal mercato azionario.
In questo senso ci viene in aiuto il rapporto prezzo/utili (P/E) che calcola il prezzo che ciascun investitore è disposto a pagare per gli utili al denominatore. Al salire e scendere della fiducia degli investitori salgono e scendono anche i multipli P/E.
In sostanza quando domina la brama, e quindi gli investitori si aspettano molto dalla crescita della società si assisterà a P/E molto elevati, viceversa quando la paura va per la maggiore, allora si assiste a P/E più bassi.
Per quale motivo il P/E è un multiplo ampiamente utilizzato?
Il P/E è ampiamente utilizzato perché e collega il prezzo agli utili correnti, è semplice da calcolare e per la maggior parte dei titoli è ampiamente disponibile ed è un’approssimazione di altre grandezze dell’azienda, come crescita e rischio.1
E’ possibile calcolare diversi valori di P/E a seconda degli utili considerati, come:
- Il “trailing P/E” quando si considerano gli utili realmente conseguiti dall’emittente e risultanti dall’ultimo bilancio di esercizio;
- Il “forward P/E” (o P/E anticipato) quando si considerano al denominatore gli utili attesi stimati dagli analisti per il primo anno successivo al momento della stima.
Chiarito cosa sia il P/E, bisogna tener presente che vi è un alternanza che si ripete continuamente avente ad oggetto gli sbalzi emozionali degli investitori che si riflettono nel rendimento speculativo. Tali sbalzi fanno momentaneamente sviare la costane tendenza al rialzo a lungo termine dell’economia degli investimenti.
Ora secondo l’analisi mostrata da Boogle il rendimento degli investimenti sui titoli azionari, ossia resa dei dividendi + crescita degli utili, segue da vicino il rendimento di mercato totale (tenendo in considerazione anche l’impatto del rendimento speculativo) a lungo termine, mentre ogni divergenza, fra i due, degna di nota, si ha nel breve periodo.
Ora, grazie all’ottava meraviglia del mondo, cioè l’interesse composto, il rendimento che si è ottenuto è sbalorditivo. Ogni dollaro investito dal 1900 fino al 2015 è cresciuto sino a toccare i 43.650 dollari. La magia del lungo periodo e del compounding effect (interesse composto).
Quello che è importante, quindi, è non concentrarci sulle momentanee distrazioni del mercato azionario a breve termine, perché ciò ci può portare a dimenticare questa lunga storia. In sostanza ignoriamo che la ragione per cui i rendimenti azionari annui (ossia nel breve) sono così volatili è dovuta alle emozioni insite nel fatto di investire.
Bibliografia
Il Piccolo libri dell’investimento JOHN C. BOOGLE
https://www.borsaitaliana.it/borsa/glossario/price-earnings.htmlna.it
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- Il valore medio di P/E con riferimento a tutte le azioni quotate sul mercato statunitense nel periodo 1981-1996 è stato pari a 17,5. ↩︎
