
Cosa sono le azioni ?
Le azioni, chiamate equities o stocks in inglese, rappresentano la partecipazione di un socio a una società, ossia parti dell’azienda stessa. E’ importante capire che se un’azione rappresenta un pezzetto di una determinata azienda allora il suo valore nel lungo periodo sarà influenzato dall’andamento della azienda stessa. Nel breve periodo invece il prezzo di un azione può oscillare per una moltitudine di ragioni come il rialzo dei tassi, instabilità geopolitica ecc.
Questi strumenti finanziari sono quotati e scambiati sul mercato borsistico ( Borsa ), che altro non è che il nome utilizzato nel gergo comune come sinonimo di mercato azionario.
Qual è la funzione del mercato azionario?
Una delle funzioni del mercato azionario è quella di portare alla crescita della ricchezza e si possono trovare ormai enormi quantità di analisi statistiche che dimostrano come nel lungo periodo i rendimenti delle azioni siano superiori a quelli di qualsiasi altra tipologia di investimento, da quello in obbligazioni a quello immobiliare.
Gli autori Thomas J. Stanley e William Danko in un loro libro intitolato The millionaire next door, analizzando un campione di milionari, affermano che il 95% di loro possiede investimenti azionari e che il 32% del campione non li movimenta per sei anni.
Cosa possiamo evincere da ciò?
Beh questa analisi pone in evidenza il fatto che questi milionari investono nel lungo periodo evitando i profitti di breve termine, quindi non ricorrendo alla speculazione, essenzialmente attendono con pazienza.
Un altro aspetto che bisogna tenere in considerazione è la frequenza dei turnover. Nello specifico una ricerca di Brad Barber e Terrance Odean dell’università di san Diego, che si concentra sui rendimenti ottenuti dai risparmiatori e sulle loro strategie di investimento e compravendita, ha dimostrato che le famiglie che gestiscono il proprio portafoglio di investimento con un basso turnover riescono ad ottenere rendimenti superiori a quelli dell’indice S&P500.
Cercare una gestione troppo attiva, quindi con una maggiore frequenza di turnover, si rivela una strategia meno proficua, per via dell’esistenza ei costi di transazione e della difficoltà nell’effettuare il “market timing” (la pratica che consiste nel cercare di anticipare i minimi e i massimi di mercato o di andare short).
Sostanzialmente investire nel lungo periodo aumenta la possibilità di beneficiare degli interessi composti, proprio come Albert Einstein recita: “L’interesse composto è l’ottava meraviglia del mondo. Chi lo capisce, lo guadagna; chi non lo capisce, lo paga.”
Un altra analisi che dimostra la superiorità dei rendimenti azionari, su quella degli altri investimenti, è offerta dal celebre lavoro del professore di finanza Jeremy J. Siegel nel suo Stocks for the long run.
Sostanzialmente Siegel svolge un analisi volta a dimostrare come evitare di prendere decisioni di investimento influenzate dalla valanga di notizie che arriva da giornali newsletter o da spinte di tipo emotivo, consente di sfruttare al meglio le opportunità del lungo periodo, evitando quello che prima abbiamo chiamato per l’appunto “market timing“.
Infatti la storia insegna che in un orizzonte temporale lungo le azioni rendono più delle obbligazioni e dei titoli di Stato e che se si prende in considerazione l’inflazione, le prime sono meno rischiose delle diverse tipologie di obbligazioni, dei depositi bancari di ogni altra forma di investimento che per lungo tempo è stata considerata bene rifugio.
Uno degli errori più comuni che le famiglie compiono, è proprio quello di sottostimare l’orizzonte temporale dell’investimento. Se ci pensiamo bene, gli individui accumulano risparmi durante la loro età lavorativa allo scopo di costruire un capitale da cui poter attingere quando vanno in pensione. La maggior parte degli individui, inoltre, consuma molto lentamente quel capitale accumulato, infatti entro l’esaurimento della speranza di vita ha ancora a disposizione un 50% di capitale come sicurezza, o da lasciare in eredità. Ciò significa che orizzonti di investimento lunghi, quindi anche 20 o 30 anni sono la norma, anche per investitori vicinissimi alla pensione.
In conclusione non bisogna lasciare che le emozioni guidino le nostre scelte di investimento, o che ragionare in termini di decenni sia un esercizio troppo faticoso. Teniamo sempre presente l’interesse composto che si genera nel tempo.
Inoltre come abbiamo scritto sopra, la maggior parte degli individui, già cerca di accumulare i propri risparmi nel lungo periodo, per potervi attingere quando si entra nell’età pensionistica.
Pianificare il futuro, anche se ostico, è molto più naturale di quanto possa sembrare.
Fonti: Capire la Borsa Marco Liera Andra Beltratti
