Euristiche Bias ed effetti di Framing

La finanza comportamentale studia in che modo gli individui prendono decisioni economiche finanziarie, combinando economia e psicologia. Si basa su un approccio descrittivo1 , ossia che descrive i comportamenti osservati degli individui.

Sostanzialmente la finanza comportamentale contrasta con l’approccio classico della finanza, che invece si basa su un idea di perfetta razionalità dell’homo economicus ( ove ogni individuo è un agente economico che prende decisioni in maniera razionale per massimizzare la propria ricchezza).

Uno dei principali studiosi di finanza comportamentale è Daniel Kahnemann, che adotta un approccio avente come fulcro tre concetti chiave: le euristiche, i bias e il framing.

Cosa sono le Euristiche?

Le euristiche non sono altro che scorciatoie mentali utilizzate dal cervello per la prendere decisioni e risolvere dei problemi. L’essere umano ogni giorni si trova a dover prendere una miriade di decisioni, e ad affrontare problemi molti dei quali di natura complessa , in questo senso intervengono le euristiche che aiutano la semplificazioni di questi processi decisionali, consentendo così di ridurre la quantità di pensiero e di elaborazione delle informazioni. Detto in soldoni servono per evitare di fondere !!!

Quali sono le principali euristiche ?

Le euristiche principali sono:

  • euristica dell’ancoraggio: ossia la tendenza a prendere decisioni rimanendo ancorati alla prima informazione ricevuta, la c.d. ancora mentale.
  • euristica della disponibilità: ossia la tendenza a prendere decisioni in base alle informazioni più facilmente disponibili o memorizzabili. Ciò può portare alla sovrastima di eventi che meglio ricordiamo, anche se ormai non più rilevanti.
  • euristica della rappresentatività: ossia la tendenza a stimare la probabilità di un evento in base a quanto esso è simile all’evento di riferimento.
  • euristica della familiarità: ossia la tendenza a pensare che le cose migliori sono quelle più familiari. La familiarità ci aiuta moltissimo nella vita di tutti i giorni, un esempio è quando siamo guardinghi nei confronti degli sconosciuti, o comunque ci suggerisce di essere diffidenti nelle situazioni a noi meno familiari. In sostanza agisce come meccanismo di tutela, tuttavia in finanza può portare al c.d. home bias, ossia la tendenza ad investire sul mercato domestico perché più familiare, andando a rinunciare alla diversificazione geografica.

Cosa sono i Bias ?

I bias sono errori che le euristiche ci possono portare a commettere, ovvero la tendenza ad agire in modo non del tutto razionale, così come ipotizzato nella teoria economica tradizionale. Si possono distinguere due tipologie di bias, quelli cognitivi e quelli emotivi.

I bias cognitivi, causano delle distorsioni nelle interpretazioni o valutazioni della realtà, mentre i bias emotivi, portano a prendere decisioni basate sulla paura o sull’euforia.

Cosa è il framing ?

Gli effetti di framing in sostanza ci spiegano come il modo in cui vengono presentate le informazioni e i dati condiziona le decisioni. In soldoni, rappresentare una certa cifra come un mancato guadagno o una perdita, ha effetti emotivi e psicologici completamente diversi.

Per semplificare, gli individui, e quindi gli investitori, sono soggetti a tutta un serie di trappole comportamentali che possono essere distinte in cognitive ed emotive. A loro volta le trappole cognitive possono essere distinte in due gruppi :

  1. belief perseverance: ossia quelle trappole dovute all’ostinazione nelle proprie convinzioni! Ciò può portare a difendere le propri convinzione anche in presenza di prove contrarie, influenzando la maniera in cui si valutano le informazioni.
  2. information processing: ossia trappole causate da errori commessi nel processare le informazioni. In sostanza le scelte degli individui sono influenzate da come si elaborano i dati e le informazioni.

Nel gruppo detto belief perseverance, tradotto come ostinazione nelle proprie convinzioni, si trovano tutta una serie di trappole cognitive tra cui il conservatorismo, cioè la tendenza degli individui a sotto reagire alle nuove informazioni, che magari dovrebbero avere un peso maggiore. In questo senso un investitore molto conservatore tende a reagire troppo lentamente alle novità di mercato non riconoscendo un’opportunità di investimento che emerge grazie a nuovi dati o cambiamenti di mercato; La dissonanza cognitiva, che si riferisce a disagio o alla tensione che le persone posso sperimentare quando si trovano a compiere azioni non allineate con i propri valori. In questo senso un investitore che ha in portafoglio azioni di un azienda le cui pratiche commerciali non sono in linea con i propri valori o standard etici, può arrivare a volerle vendere anche se hanno un senso tecnico perché offrono ad esempio maggiore diversificazione. tutto ciò perché gli investitori non hanno solo fini utilitaristici, ma anche emotivi. La rappresentatività che si verifica quando le persone giudicano la probabilità di un evento basandosi su eventi simili già noti, piuttosto che su analisi oggettive e calcoli. Così un investitore potrebbe ad esempio pensare che una data azienda tech può essere un buon investimento solo perché in passato ha avuto ragione con altri investimenti simili.

Nel gruppo detto information processing, cioè errori nel processare le informazioni, troviamo tutta una serie di trappole cognitive tra cui l’ancoraggio che porta a crearsi tutta una serie di ancore mentali a cui aggrapparsi per prendere decisioni. Con degli esperimenti è stato dimostrato che statisticamente quando viene fornito un certo dato iniziale, le persone tendono a fare stime che si aggirano intorno a quel numero. In questo senso un investitore potrebbe ancorarsi al prezzo di acquisto iniziale di un dato titolo azionario, e non essere disposto a venderlo, anche se il suo prezzo scende al di sotto di quel livello, pur essendo invece razionale farlo, stante informazioni che suggeriscono una ulteriore discesa del prezzo. Il mental accounting (contabilità mentale) ossia la tendenza degli individui a categorizzare il proprio denaro in diversi conti o partizioni mentali separate. Ad esempio una persona potrebbe avere un conto mentale per il denaro destinato alle vacanze (tipo me), una riserva per l’affitto, e uno per altre spese. Tuttavia entrando nell’ambito finanziario, questo tipo di trappola cognitiva, può portare un investitore a considerare i singoli investimenti all’interno del proprio portafoglio distintamente, senza tenere presente le correlazioni esistenti tra di loro, principio alla base della diversificazione di portafoglio. Il bias della disponibilità, fa si che le decisione prese si basano sulla reperibilità delle informazioni, nello specifico a dare maggior peso a eventi o informazioni che si possono ricordare facilmente, piuttosto che a tutte le informazioni pertinenti. In finanza questo bias può portare a sovrastimare il rischio di un evento negativo se tale evento è avvenuto recentemente e i media gli hanno dato una ampia copertura.

Riprendendo ciò che abbiamo detto in precedenza, le trappole comportamentali oltre ad essere cognitive sono anche emotive. Tra quelle emotive troviamo l’avversione al rammarico, ossia la tendenza delle persone a non prendere decisioni che potrebbero portar a rimpianti. In sostanza non prendere decisioni rilevanti per paura di sbagliare! Un investitore così potrebbe essere restio a vendere un titolo in perdita per evitare il senso di rammarico, oppure a non voler vendere un titolo in salita per paura di pentirsi se dovesse continuare a salire. L‘overconfidence, cioè eccessiva fiducia in se stessi che porta a sovrastimare le proprie abilità e a sottostimare potenziali rischi.

Ovviamente i bias sono tantissimi, e qui l’intento è quello di ripercorrere i più comuni, cercando di aiutare i risparmiatori a mettere in atto quei comportamenti virtuosi, che consento di massimizzare i benefici dell’investimento sui mercati.

1Definizione di Herbert Simon

Fonti: Behavioral finance and Investor Types, Michael M. Pompian.

Wealth Manager, l’evoluzione del ruolo tra intelligenza artificiale e finanza comportamentale, Antonio Di Mascio, Enrico Maria Cervellati , Egea

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