
I sistemi previdenziali si distinguono principalmente in base a due criteri:
1. Modalità di finanziamento:
- Sistemi a ripartizione (pay-as-you-go): I contributi dei lavoratori attualmente occupati finanziano le pensioni dei pensionati. Questo sistema si basa sulla solidarietà intergenerazionale, come in Spagna, Italia e nella maggior parte dei paesi del sud Europa.
- Sistemi a capitalizzazione: Ogni lavoratore accumula i contributi versati durante la vita lavorativa, che vengono investiti per generare rendimenti. Il sistema pensionistico funziona come un fondo di investimento, modello tipico più nei paesi anglosassoni.
- Sistemi misti: Combinano elementi di ripartizione e capitalizzazione, come nei Paesi Bassi dove c’è una pensione di base a ripartizione e un sistema occupazionale a capitalizzazione.
2. Relazione tra contributi e prestazioni:
- Sistemi a beneficio definito (defined benefit): La pensione è determinata da fattori come anni di contribuzione e retribuzione finale, indipendentemente dai contributi versati. Tipico dei fondi pensione aziendali.
- Sistemi a contribuzione definita (defined contribution): La pensione dipende dall’ammontare dei contributi versati e dai rendimenti degli investimenti. Tipico dei fondi pensione individuali.
- Sistemi a conti notionali (notional defined contribution): Combinano alcune caratteristiche dei sistemi a ripartizione e a capitalizzazione. I contributi vengono accreditati su un conto virtuale e rivalutati in base a un tasso di rendimento predefinito.
Entrando nello specifico dei sistemi a ripartizione è facile cogliere come si tratti di un modello previdenziale in cui i contributi versati dai lavoratori attivi vengono utilizzati per finanziare le pensioni dei pensionati nel medesimo anno. Questo sistema è caratteristico dei regimi previdenziali pubblici obbligatori, come quello gestito dall’INPS in Italia.
In sostanza, i contributi versati dai lavoratori e dalle aziende non vengono accumulati per il futuro, ma redistribuiti immediatamente per coprire le pensioni degli attuali pensionati. Questo modello si basa sulla solidarietà intergenerazionale, in cui i lavoratori attivi sostengono le pensioni di coloro che hanno già lasciato il mercato del lavoro.
Attualmente, il sistema a ripartizione in Italia sta affrontando significativi problemi di sostenibilità. Le prestazioni pensionistiche erogate superano i contributi ricevuti, creando uno squilibrio strutturale. Questo squilibrio richiede interventi statali per garantire la continuità del sistema, come la rivalutazione dei trattamenti pensionistici e l’innalzamento dell’età pensionabile.
Infatti il principale svantaggio è dato proprio dalla dipendenza dai contributi dei lavoratori attivi e l’invecchiamento della popolazione, che possono mettere a rischio la sostenibilità del sistema, richiedendo riforme periodiche per mantenere l’equilibrio finanziario.
Questo sistema, infatti, basato sul modello a ripartizione, si sostiene grazie ai contributi versati dai lavoratori attivi, i quali finanziano le pensioni dei pensionati attuali. In Italia, la crescente disparità tra le entrate (contributi) e le uscite (pensioni), dovuto al calo demografico, ha portato a un deterioramento della situazione finanziaria del sistema.
In soldoni, l’invecchiamento della popolazione ha un impatto diretto sulla sostenibilità del sistema.
Con un numero crescente di pensionati rispetto ai lavoratori attivi, il flusso di contributi non è più sufficiente a coprire le pensioni erogate. Questo squilibrio richiede interventi statali, come l’utilizzo della fiscalità generale per colmare le lacune finanziarie. Attualmente, una percentuale significativa della popolazione ha più di 65 anni, mentre la natalità è in calo. Nel 2022, il 23,4% dei residenti aveva più di 65 anni, contro solo il 15,6% di giovani sotto i 15 anni. Questo squilibrio demografico comporta una minore entrata contributiva e una maggiore spesa per le pensioni, stimata a circa il 16% del PIL, con proiezioni che indicano un aumento della spesa pensionistica nei prossimi anni.
Come si inserisce in questo senso la previdenza complementare? Può essere un utile strumento integrativo ?
La previdenza complementare può essere un utile strumento integrativo, ma per comprenderlo bisogna prima spiegare come è composta e quali sono i vantaggi.
Sostanzialmente la previdenza complementare è composta da:
- fondi pensione negoziali, ossia forme di previdenza complementare create attraverso accordi contrattuali tra le parti sociali, come sindacati e datori di lavoro. Questi fondi sono destinati a specifiche categorie di lavoratori, come dipendenti privati e pubblici, soci di cooperative e lavoratori autonomi;
- fondi pensione aperti, cioè forme di previdenza complementare che possono essere sottoscritte da chiunque, senza restrizioni legate a contratti di lavoro specifici. Sono gestiti da istituzioni finanziarie come banche e compagnie assicurative;
- piani individuali pensionistici (PIP), ovvero forme di previdenza complementare individuali, simili ai fondi pensione aperti, ma con una struttura più orientata all’assicurazione;
La previdenza complementare ha come obiettivo, quello di integrare le prestazioni erogate dal sistema pensionistico obbligatorio pubblico (INPS). Questo sistema si basa su un modello di finanziamento a capitalizzazione, in cui i contributi versati dai lavoratori e, in alcuni casi, dai datori di lavoro, vengono investiti per generare un reddito aggiuntivo al momento del pensionamento.
La previdenza complementare è fondamentale per colmare il gap tra la pensione obbligatoria e il tenore di vita desiderato. Le pensioni pubbliche tendono a essere inferiori rispetto all’ultimo stipendio, e la previdenza complementare offre una soluzione per mantenere un livello di vita adeguato. Inoltre presenta dei vantaggi fiscali sia in fase di accumulo che di erogazione.
In fase di Accumulo:
- Deducibilità dei contributi: cioè i contributi versati ai fondi pensione e ai Piani Individuali Pensionistici (PIP) sono deducibili dal reddito imponibile IRPEF fino a un massimo di 5.164,57 euro annui. Ciò significa che, entro questo limite, i contributi non concorrono a formare il reddito tassabile, riducendo l’imposta dovuta.
- Tassazione agevolata dei rendimenti: I rendimenti generati dagli investimenti dei fondi pensione sono tassati con un’aliquota del 20%( per i titoli di Stato è del 12,50%), più favorevole rispetto ad altre forme di investimento.
In fase di Erogazione:
- Tassazione agevolata delle prestazioni: ovvero, quando il pensionato riceve la rendita o il capitale, le somme sono soggette tassazione con aliquota pari al 15%, inoltre la percentuale decresce di 0,30 punti percentuali per ogni anno eccedente il quindicesimo, fino al 9% (dopo 35 anni).
N.B Le somme versate in un fondo pensione, che vengono riscattate, in caso di premorienza dagli eredi o dagli ulteriori beneficiari nominati dall’aderente, sono sempre tassate in forma agevolata. Tali regole valgono anche in caso di anticipazione per spese sanitarie causate da situazioni gravissime attinti a sé, al coniuge, ai figli, per interventi o terapie riconosciute dalle strutture pubbliche. Mentre nel caso di riscatto anticipato per acquisto prima casa prima casa per sé o per i figli, per ulteriori spese o nei casi di riscatto per perdita dei requisiti di partecipazione al fondo pensione l’aliquota di tassazione applicata sale al 23%.
In sintesi, la possibilità di dedurre i contributi, la tassazione agevolata dei rendimenti e delle prestazioni, fanno della previdenza complementare uno strumento vantaggioso per integrare la pensione pubblica e garantire un adeguato tenore di vita in vecchiaia.
Punti chiave:
- Fondi pensione negoziali, principali caratteristiche: Sono istituiti da contratti collettivi nazionali o aziendali, il che significa che solo i lavoratori coperti da tali contratti possono aderire, inoltre operano senza scopo di lucro, e sono gestiti da rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro. I contributi possono provenire dal Trattamento di Fine Rapporto (TFR), dal datore di lavoro e dal lavoratore stesso. La percentuale da versare è stabilita durante la contrattazione collettiva.
- Fondi pensione aperti, principali caratteristiche: Possono essere aperti a tutti, indipendentemente dalla categoria lavorativa, inoltre gli aderenti possono decidere l’importo dei contributi e modificarlo nel tempo. Tali fondi sono gestiti da società di gestione patrimoniale che offrono diverse opzioni di investimento, che variano in base alla propensione al rischio e agli obiettivi finanziari degli investitori. Infatti, gli aderenti possono scegliere tra opzioni più conservative, ad esempio fondi obbligazionari, oppure opzioni più aggressive, come fondi azionari.
- Piani individuali pensionistici (PIP): sono progettati per rispondere alle esigenze individuali di risparmio per la pensione e i versamenti sono effettuati dal singolo aderente, senza obbligo di contribuzione da parte del datore di lavoro.
La previdenza complementare rappresenta quindi una risposta utile alla non sostenibilità del sistema pensionistico italiano, contribuendo a garantire un reddito adeguato ai pensionati. Tuttavia é essenziale che i lavoratori inizino a contribuire il prima possibile per massimizzare i benefici, poiché anche piccoli versamenti regolari possono accumularsi nel tempo, portando a rendite significative al momento del pensionamento.
Per ciò che concerne la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, vi é la necessità di un approccio integrato che affronti le sfide demografiche e finanziarie. Probabilmente le riforme dovranno necessariamente orientarsi verso un aumento dell’età pensionabile, un miglioramento dell’occupazione e una revisione delle politiche fiscali per garantire un futuro stabile per il sistema pensionistico.
