Il principio della Prosperità Diffusa, Mass Flourishing

Da dove nasce la prosperità diffusa?

Quando pensiamo alle grandi ondate di crescita economica – la Gran Bretagna vittoriana, l’America dell’età “progressive”, l’Europa del dopoguerra – spesso fissiamo lo sguardo sulle macchine a vapore, sull’elettricità o sui transistor. Edmund Phelps, Nobel per l’economia 2006, ci invita invece a guardare altrove: alle istituzioni e ai valori che hanno permesso a milioni di persone comuni di diventare protagoniste dell’innovazione.

Nel suo libro Mass Flourishing (2013) Phelps sostiene che la vera ricchezza collettiva non è soltanto reddito pro capite, ma un’esperienza di “vitalità”: la gioia di sperimentare idee, avviare un’impresa, contribuire a un progresso condiviso. A generarla è quello che l’autore chiama individualismo dinamico – una cultura che premia l’iniziativa personale e considera il rischio non come una minaccia, bensì come la scintilla di nuove scoperte.

Sostanzialmente secondo Edmund Phelps la prosperità diffusa (“flourishing”) di una nazione dipende soprattutto dall’“individualismo dinamico” ovvero:

una cultura che valorizza l’iniziativa personale, la sperimentazione e l’assunzione di rischio non solo sul piano economico–tecnologico (innovazioni di prodotto e di processo), ma anche su quello morale–esistenziale (realizzazione personale, senso di autonomia e di agency).

Inoltre, quando questo individualismo creativo è sostenuto da istituzioni inclusive — mercati concorrenziali, diritti di proprietà sicuri, pluralismo culturale e un sistema educativo che premia la curiosità — si genera un circolo virtuoso di:

  • Innovazione endogena (idee nuove nate “dal basso”, non solo nei laboratori aziendali). Nello specifico per Edmund Phelps, l’espressione “innovazione endogena” indica un processo in cui le nuove idee emergono spontaneamente dall’interno del tessuto economico‑sociale—cioè dai lavoratori, dagli imprenditori, dagli hobbisti, dagli utenti—più che da un ristretto élite di laboratori aziendali o centri di ricerca pubblici.
  • Crescita della produttività e dei redditi reali.
  • Soddisfazione soggettiva: le persone provano “vitality”, il piacere di contribuire e di scoprire. Piu nel dettaglio per “vitality” si intende l’energia interiore che le persone avvertono quando partecipano in prima persona a un processo creativo e sono spinte dalla curiosità, dall’iniziativa e dalla possibilità di incidere sul proprio destino.

Ma perché la vitality è così importante nel pensiero di Phelps ?

La “vitality” è centrale in Mass Flourishing, perché consente di dare una misura qualitativa dello sviluppo. In sostanza, non basta il PIL, infatti una società in cui molti provano “vitality” è, per Phelps, veramente prospera, perché le persone sperimentano autorealizzazione e senso di appartenenza. Infatti la spinta a metterci del proprio alimenta il flusso continuo di piccole invenzioni dal basso, cioè se vi è più “vitality” vi sono più idee in circolo e quindi vi è crescita più sostenuta.

Può essere la vitality un antitodo alla stagnazione culturale?

Quando le istituzioni soffocano l’iniziativa con monopoli, burocrazia o eccessivo welfare passivizzante la “vitality” cala; segue l’“ipertrofia dello status quo” e l’economia ristagna. In questo senso avere mercati più contendibili dove nuovi attori entranti possono competere, promuovere un educazione che premia il problem solving ( non solo imparare a memoria) e un sistema finanziario che tollera il fallimento e non punisce in maniera eccessiva chi rischia, possono servire per coltivare la vitality.

In breve, “vitality” è il brivido di creare e scoprire, reso possibile da istituzioni che lasciano spazio all’iniziativa individuale. È questa energia, più che i grandi piani tecnologici dall’alto, che trasforma una società in una comunità di innovatori e la conduce verso la “mass flourishing”.

In Conclusione secondo Edmund Phelps, il fattore cruciale per lo sviluppo economico duraturo di un Paese è la combinazione tra “individualismo dinamico” e un set di istituzioni aperte che alimentino tre elementi chiave: innovazione endogena, vitality diffusa e mercati contendibili.

Key Factors:

  • Persone libere di prendere iniziative (individualismo dinamico), ovvero, cultura che valorizza curiosità, sperimentazione, assunzione di rischio.
  • Istituzioni che trasformano le idee in imprese, cioè Diritti di proprietà chiari e brevetti accessibili, così chi innova può appropriarsi di una parte dei benefici. Inoltre, Finanza inclusiva, (responsabilità limitata, venture capital diffuso, accesso al credito) che abbassa il costo del fallimento personale e Regole antitrust e mercati aperti per impedire che incumbent soffochino i nuovi entranti.
  • Capitale umano curioso e competente, ovvero,  Istruzione di massa orientata a problem‑solving e pensiero critico, non solo a competenze esecutive.

Tutto ciò sta a significare che, il motore della crescita non è un singolo fattore (tecnologia, capitale, o “riforme pro‑business” isolate) ma l’interazione dinamica tra libertà individuale, incentivi di mercato e infrastruttura istituzionale che rende possibile investire, fallire e riprovare. Quando questi ingredienti si combinano, un Paese passa da una crescita “estrattiva” a una vera prosperità diffusa.

“Lo sviluppo economico sostenibile nasce quando milioni di persone, supportate da istituzioni aperte eque e da una cultura che premia l’intraprendenza, possono trasformare la loro immaginazione in realtà produttive.”
— Edmund Phelps, Mass Flourishing

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